Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/227

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prologo. 5


     Non van tutte le cose all’infinito.
Quello, ch’è capo un dì, ritorna coda.
Qualche antico ritratto avrà un vestito,
Ch’oggi vediam ritornato alla moda.
L’amor, l’opinione, e l’appetito
Fan che per bello e buon tutto si goda,
E noi possiam giurar, che poco, o assai
Queste Commedie non vedeste mai.
     Degli argomenti abbiamo per le mani,
Da far i vecchi diventar bambini,
I pazienti Genitori umani
Condurran certo i loro fantolini.
Non verranno i talenti sovrumani,
E pazienza avrem, che già i quattrini
Non odoriam per sentir, se han fragranza,
O sappian di dottrina, o d’ignoranza.
     D’inaspettati casi vederete
In questa sera un’abbondanza grande,
Maraviglie, che udite aver potete,
Ma non vedute dalle nostre bande.
E bestie, e porte, ed uccelli udirete
Parlare in versi, e meritar ghirlande,
E forse i versi sar Martelliani,
Acciò battiate volentier le mani.
     I vostri servi stan per uscir fuore,
E vorrei dirvi prima l’argomento;
Ma mi vergogno, e tremo, ed ho timore
Con urla e fischi mi cacciate drento.
Delle tre Melarance egli è l’amore.
Che sarà mai? l’ho detto, e non mi pento.
Fate conto, mie vite, mie colonne.
D’essere al foco colle vostre Nonne.


È troppo chiara la satiretta di questo Prologo contro a’ Poeti, che opprimevano la Truppa Co-