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232 Turandot


SCENA TERZA.

Barach e Calaf.



Bar. Signor, udiste?
Cal. Sì, tutto commosso
     Sono per quanto udii. Ma come mai
     Aver può tanta forza non intesa
     Questo ritratto? (va per raccogliere il ritratto: Barach lo trattiene)
Bar. Oh Dio! Signor, che fate?
Cal. (sorrid.) Quel ritratto raccolgo. Io vo’ vedere
     Queste sì formidabili bellezze. (vuol raccogliere il ritratto: Barach lo trattiene con forza)
Bar. Meglio saria per voi fissar lo sguardo
     Nella faccia tremenda di Medusa.
     Non vel permetterò.
Cal. Sei pazzo! Eh via (lo rispinge, raccoglie il ritratto).
     Se tu sei folle, io tal non son. Bellezza
     Di donna non fu mai, che un sol momento
     Fermasse gl’occhi miei, non che nel core
     Potesse penetrar. Di donna viva
     Parlo, Barach; vedi se pochi segni
     Da pittor coloriti hanno a far colpo,
     E ’l colpo, che tu narri, in questo seno.
     Baie son queste. (sospirando) I casi miei, Barach,