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130 memorie inutili

fa comparire ragioni da essere compiante, de’ torti da essere corretti. Il zelo è interpretato per insidia e per tirannia, e non v’è protesta o sano argomento che persuada. La miseria di questa specie d’inferno è tanto feroce, che la ragione è accecata e il libero arbitrio non si riduce a conoscere il vero che dopo una lunga serie d’anni infelici e quando le armi della vendetta sono stanche e spuntate da mille sofferenze, dalla ingenuitá, e da’ benefici disinteressati degl’innocenti. Chi condanna i movimenti d’una famiglia che arde nella dissensione può anche condannare le azioni de’ sonnambuli allor che agiscono dormendo.

Quantunque nella nostra fratellanza non ci sia esempio che si usassero moine o baci o abbracciamenti tra noi, l’affetto e l’amicizia erano reciprochi e universali; ma de’ spiritelli capaci di cagionare delle dissensioni s’erano introdotti ne’ cerebri.

Mi restava una madre, tre fratelli, tre sorelle e la cognata, l’indole accesa, arrischiata e vendicativa della quale, unita al suo saper colorire le cose a modo suo e al predominio che aveva sugli animi, cagionava il maggiore de’ miei timori.

Sotto l’ombra dell’infermo mio padre tutti erano stati padroni, o, per meglio dire, nessuno aveva veduto il vero capo della casa e nessuno aveva appreso ad essere buon figlio di famiglia, né conosciuta la regolare necessaria subordinazione.

Tutti avevano i loro impegni, i loro debiti separati, e soprattutto le loro passioni come ha tutta l’umanitá, ma la umanitá de’ miei famigliari parenti non era povera di spirito né d’intelletto, e senza un vero principale che desse loro una salutar soggezione, l’amor proprio e le passioni avevano fatti di tutti gl’individui tanti politici agenti per lor medesimi e disertori da quella sola linea, il cooperare dietro la quale forma il buon ordine d’una famigliare condotta e d’una decorosa sussistenza.

Aggiungasi che l’epidemico genio della poesia, impossessato di tutti i cervelli della famiglia, dava al pensare ed al riflettere universale un non so che di romanzesco. Ognuno s’era ordita una tela per se stesso, e ognuno aveva delle mire e degl’idoletti fuori dal vero culto.