Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/254

Da Wikisource.
248 memorie inutili


La fiaba del Corvo, da me tratta dal Cunto de li cunti, trattenemiento pe li piccerille, libro napolitano, ridotta a terribile tragedia, non senza qualche tratto faceto delle mie quattro maschere benemerite, che voleva sostenere in sul teatro a benefizio degl’ipocondriaci, ad onta delle minacce aristoteliche mal conosciute e usate illegittimamente, fece questo miracolo.

Il pubblico pianse e rise a modo mio, e corse in folla ad infinite repliche di questa fola, come s’ella fosse stata una veritá, con un danno indicibile a’ due poeti e con de’ plausi seri de’ gazzettieri alla condotta di quella, alla morale, al senso allegorico, e fu da essi giudicata un vero esempio d’amore fraterno.

Tutte le opinioni favorevoli nelle materie teatrali, che godono della irruzione di spettatori, hanno tra noi il vantaggio del seimila per uno.

Volli battere il ferro mentr’era rovente, e la mia terza fiaba intitolata: Il re cervo, ribadí la mia proposizione con delle enormi replicate calche acclamatrici. Furono trovate in essa mille bellezze ch’io, che la scrissi, non aveva vedute, e fu giudicata uno specchio morale allegorico per i monarchi i quali, per troppo cieca credenza ed amicizia per qualche ministro, sono da quello trasformati in figure abborribili.

E perché i miei ostinati pochi avversari sostenevano a gola gonfia ancora che il grand’effetto delle mie tre prime fiabe avveniva dalla decorazione e dal maraviglioso delle magiche trasformazioni, e niente concedevano all’apparecchio, a’ gradi dell’artifiziosa condotta, alla rettorica, alla malía della verseggiata eloquenza, a’ squarci di seria morale e alla chiara critica allegoria che contenevano, con altre due fiabe, La Turandotte e I pitocchi fortunati, spoglie affatto di magiche maraviglie, ma non di gradi d’apparecchio, di morale, d’allegoria e di forte passione, e ch’ebbero il concorso e la sorte medesima delle prime benché di base falsissima, ho provata interamente la mia proposizione, senza però disarmare i contrari miei.

A’ tentativi scenici de’ due poeti, che incominciavano a divenir languidi, opponeva una delle mie bizzarrie poetiche, sempre di falsa base, ma fornita delle sopraddette qualitá e