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288 memorie inutili

caduta in Venezia della mia protetta, e non facevano che accendere il mio puntiglio a superare tutti gli ostacoli.

La Ricci era attentissima a scrivermi dalle piazze dove recitava ed a raccomandarsi.

Non avendo ancora potuto conoscere la di lei anima comica e il di lei carattere fondatamente, scrissi una rappresentazione intitolata: La innamorata da vero.

Tentai con quella di espor la giovane in parecchi aspetti, per dare un saggio del suo spirito al pubblico, che vincesse in parte il di lui favore. In quella azione scenica, in cui ella era una dama amante proscritta, indi servitore d’una locanda, indi zingaro, indi soldato, indi cavaliere, ecc., per nascondersi a’ rigori della giustizia e per sviscerato amore, sperai che, per lo meno, una gran fatica potesse conciliarle della indulgenza e della grazia.

M’avvidi dopo d’essermi ingannato nella mia lusinga e nel mio giudizio. Quella rappresentazione, che per se stessa fu fortunata, non istava però bene in sul dosso della Ricci. Fu esposta a Mantova, e il Sacchi mi scrisse maraviglie dell’opera e della attrice.

Narrerò l’ingresso di quella giovane in sul teatro di Venezia, gli scogli incontrati per farle benevolo il pubblico, la vittoria ottenuta su’ miei pronostici e l’amicizia ch’ebbi nel corso di sei anni per la Ricci.

Le vicende ch’ella m’ha cagionate non furono agli occhi miei che di quelle frivolezze ridicole, che sono innestate con l’umanitá sempre comica, ma che agli occhi di molti comparvero gravi e di conseguenza. Nel leggerle essi potranno avere un esempio che insegni loro a sfuggirle, se le credono importanti.

Un buon numero de’ miei amici mi chiese la storia di quella amicizia. Ho sempre risparmiati i polmoni nel favellare ed ho sempre logorate volentieri delle penne senza fatica.

È perciò ch’io scrivo con forse troppa estensione il corso d’una amicizia, che potrá essere chiamata amore, con un’ampia mia permissione. Egli è relativo alle memorie di sei anni della mia vita, né saprei come ommetterlo; e se riesce tedioso, è cosa agevole il tralasciare di leggerlo.