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374 memorie inutili

sera, terminata la commedia, ella passava col signor Gratarol al di lui casino e ch’ivi era trattenuta le notti intere.

Queste disseminazioni potevano per avventura esser false malignitá. Non era però che la di lei imprudenza e la pratica di quel signore, famoso in tali materie, e forse meno reo di ciò che lo faceva la pubblica voce, non le avesse tirato addosso un bordello di giudizi e di ciarle, spezialmente nella sua compagnia comica, in cui ella aveva de’ nimici, in cui si ostentava austeritá di costume e in cui non si misuravano parole.

La fama stabilita di effemminato e seduttore in un uomo, anche stabilita sopra a delle false supposizioni, rovina la riputazione nel pubblico giudizio di qualunque saggia, morigerata femmina privata a cui egli s’accosta con una domestica amicizia e con cui prende pratica famigliare. Quella d’una comica come si salva?

Il signor Gratarol, gonfio d’amor proprio e moderno franco filosofo, sará stato ben lunge dal fare questa mia considerazione, che secomlo i suoi sistemi non sarebbe stata che figlia del pregiudizio; e anzi sará stato certo di far dell’onore a quella infelice donna con la sua pratica.

Io doveva credere cosa impossibile che il detto signore non sapesse di dare a me un dispiacere colla sua direzione; pure averei donato a lui un tal dispiacere, se avessi potuto allontanarmi dalla Ricci prima del fine di quel carnovale, senza dar luogo ad un torrente di ciarle maggiori e senza abbandonare interamente a’ flagelli della compagnia una femmina di cui era stato cordiale amico di confidenza e sostegno per il corso di tanti anni, e che finalmente m’era comare.

Non poteva trovar altra scusa per il Gratarol se non che nel credere che la Ricci, ambiziosa e forse innamorata, per coltivare e tener ferma la di lui pratica, gli tenesse occulti tutti gli obblighi e gl’impegni che aveva con me e le proteste e dichiarazioni che ben cento volte le aveva fatte.

Vedeva benissimo che la compagnia comica intera desiderava il totale mio abbandono di quella donna, che ancora m’ingegnava di difendere attendendo la quaresima.

Finalmente i continui insolenti motteggi verso di me e gli esosi