Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/120

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93 3. QUANTO PIÙ* io USO con w)/, TANTO Pio* mi parete sawo. B. 4* Quanto pìu’ la cosa desiderata s" appropinqua alde^^ sideranie , tanto è il desiderio maggiore. D.S. E pìu* TANTO sono essi ancor migliori , quanto son piu^ vicim al poster principale* B. Le soprapposte ciomparazioni constituiscooo egualità di quantità. Il primo esempio dimostra che quanto è il ter- mine corrispoodente , in queste comparazioni, a tanto ; il quale è qui espresso perciò che tutta la enfasi di quella sen- tenza cade sopra i termini coraparativi^ sì che bisogna far pausa dopo tanto^ ma se, come mostra il secondo esempio, la forza delP espressione non è portata massimamente so- pra la comparazióne, allora, quando li due termini si trovi- no neirordine delle parole in immediato contatto, si suol sottintendere ilprimo, tanto. Così le maniere comparative quanto pià^ quanto meno^ hanno per corrispondenti tanto pià^ tanto meno. Gli avverbj più e meno non hanno luogo, se la comparazione cade sopra aggettivi che in se compren- dano il valore comparativo, quali sono maggiore^ minore^ migliore^ che stanno in luogo di pia grande , più piccolo , più bello ò buono. Per questa ragione dice Dante nel quar- to esempio quanto più • • • » tanto maggiore. Il Boccaccio nondimeno fa uso di più nel seguente esempio, benché a- vrebbe dovuto dire e tanto sono essi ancor migliori^ forse a vieppiù rincalzare T espressione. Anche in queste comparazioni se per secondo termine di tanto si nìettesse ohe , come fa il Monti, ne riuscirebbe UD gallicismo; La lingua artificiata è opera del sapere che la tira dalle altre lingue j tanto niorte cffs pim&. Io non mi- posso tenere che non iaocia le maraviglie! Così, non occorre