Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/140

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ii3 I vocaboli niuno% nessuno^ nullo^e nieniejnon abbiso- gnano della negazione no/i, quando son posti davanti al ver* bOy siccome quelli che già la contengono in se medesimi; ma ben la richieggono se stanno dopo; e ciò prova n gli e- sempj; che, qualunque fosse il vocabolo negativo posto do* pò il verboi non soddisfarebbe 1* orecchio nostro, quando non precedesse a quello la negazione; perchà si comince* rebbe dallo affermare quello che poi si niega. Questi agget- tivi si usano solo nel singolare. Niuno e nessuno si possono reggere dà se, allor che si riferiscono a persone; nulla^ per lo contrario, quando si riferisce a cosa^ con tutto che questa parola sia espressa nel secondo esempio. Nulla e radia co^ sa equivalgono a niente. Si può adoperare nullo per nullo uomo; lo dice Dante: Nullo è pia amico, che Viiomo a se; ma poco si trova usato« Havvi anche veruno equivalente di nessuno; j^nzi non faegli caldo svenino. 116. Boccaccio disse: Og^ poche o non niuna donna rimasa ci è* Quel non è so- verchio. L*ha detto il Bartoli e Né niun moderno^ se non se forsennato o ingiusto^ glie l potrebbe concedere. Anche F. B. da S« Goncordio usa la negazione davanti a niuno imme- diatamente; ma« io avviso ciò essere in dispetto della ragione e del buon gusto, e che è proprio ooo affettare particolarità il volere ora increscere alPorecchio col mettere in contatto queste due voci die amano essere partite per mediazion del verbo* Ella intendeva poco o niente di quella lingua. B. Questo esempio pare opporsi alla regola qua sopra ad- dotta, che la negazione si richiegga avanti al verbo, se è se- guito da un vocabolo negativo; ma qui, benché niente sia posto dopo il verbo, la parola ^oo, stante tra questo e quel-