Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/213

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i86 za r abbandonare nobili Hudii , oi^be mettere al mondo una sì meschina creatura ( la Proposta )• Monti. Si praovi ora a fiir 1* analisi ohe % è fatta per li precedenti esempj^ e si vedrà che rioscirà impossibile; e qui mi par che la cosa sia evidente ad ogni spregiudicato animo. Il secondo è a- sandolo per congiunsione , in yece di acetiche ^ come re-- dremo a Inogo suo. Il tento confesso che mi tenne per qoal-» che tempo intra due, se dovessi o no esporlo per non bno- nO| tanto sottile è la difierensa che passa tra la via e la ca* gione^per 6ui una cosa avviene ò si consegue, e il modo o il mezzo , in coi o coti cai si fa; rnsi^ finalmente^ dopo lungo e aiaturo esame , ecoò la mia decisa opinione. Il Perticarì dice: Di quatUxkmodif ondm i plebei del Zoo corruppero le buòne uoci^ ecc ; e altrove : Perchè non seguiremo gianir- mai quelle usanze a noi pervenute dagli scolastici $ ojìde fu estinta ogni lode di retto dispfttùre^ Ora, potrebbe pare- re che, degli esemp j sopra citati , il sesto, di F. B. da San Goocerdio, approvasse V uso qui fatto dal Perticari ; ma in quello il vocabolo onde ti riferisce a (1&7 , e s* accosta alla derivazione sua latina unde ; e in tal caso solo può com-* prendere V idea ^iper ; laddóve, in questi esemp}, accen- na modo e mezzo, ed è adoperato ’in luògo di in che^ con che^ o con le quali. E se maggior pruova si vuole della dif- ferenza di quMte idee, facciasi una costruzione per la qua- le il sentimento di onde più si sviluppi, e dicasi : £e buo^ ne 90cid corruppero in quattro modi ; ogni lode fu estin’- ta con quelle usanze; da tanti mali si scampa per questa i^ia; dove si vede che dir non si può né in questa w né con que- sta na^ mailìff sto ^egno die V idea è diversa. Una differeu- za cosi sottile d’idee si trova nelle altre due costruuoai ,