Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/276

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^49 eoa À^eiVi che àUega^i azione; non a caso, conoie si troverà largamente ragionato nel capitolo a ciò assegnato. Se poi la Yooe desiderio è espressa, la preposizione per sta bene an« che nel prioao caso: Molte cose rneran cadute in mente per lo desiderio eh* Oifepa di dare ecc. Vero è che in certi casi V idea di passaggio della cagione per la <}iìale un*azione à costretta in noif assai differente da quella per cui si fa spon* taaea, si espriaie pare con la preposizione pen come nelle segaenti locuzioni: JBrunOf per non poter tener le risa^ j l’ rafugfpto. B«Tiberio quei giorni passò al solito^ per gran* dezza ^WEi/iTto, oper sapere tanti firumondi non ci essere^ Dav. Già era dritta insula fiamma e queta^ per non dir pia. D. Dicendo, fuggo per non tener le risa^ il fuggire ò in me spontaneo; in fuggo per non poter tener le risa^ egl è costretto.lQ^mi taccio per non dir troppo^ lo stato di silenzio è spontaneo; in, nU taccio per non aver pia che dire^ il silenzio è costretto. Domanda per sapere quel che è av^nuto^ Tatto del domandare è spontaneo; Non si sgomenta per sa^ pere che non v’è da temere; la seosazion negativa è mossa non da yolontà| ma dalla conoscenza del non esservi da temere. Diramio ancora, veduta la difficoltà che porta seco la soluzione di questo problema, che lo sciocco Uso è il gran maestro delle lingue, e che il Caso volle sì dicesse di^oper^ tf, e noa la ragione? Poi ch’io ebbi finito questa argomentazione, e che m^applaudiva fra me stesso della trovata verità, io capitai in casa di un letterato, purista e filosofo, il qaale mi affermava pur che cosi è; col Corticelli alla mano mostrando che di ora è dativo, ora genitivo, ora ablativo 1 Io dovea dunque dire al mio studioso che ponesse il genii8