Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/304

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male. In tutti questi esempj l’avverbio bene comprende in se una proposizione nella quale sta il verbo che esso modifica. Nel primo esempio bene è ironico, e vuol dire questo sta bene in vero che tu fai. Nel secondo il concetto di bene è, tu dici bene. La costruzione del terzo è, m’ha tagliata la borsa con cento fiorini, e credo dir bene dicendo cento. Quella del quarto si riordina così, io ve ne insegnerò una che vi converrà bene. Non è dunque mai questa parola ripieno, come si vuol da alcuni, ma ben adopera nella espressione.

affatto, tutto, del tutto, e un pezzo

I. Amor s’ingegna ch’i’mora affatto; e’n ciò segue suo stile. P. 2. Io sono per ritrarmi del tutto di quì. B. 3. Io mi veniva a star con teco un pezzo. B. 4. Ella gittò via i remi e il timone, e al vento tutto si commise. B. 5. Trovato un luogo solitario e rimoto, quivi a dolersi del suo Arrighetto si mise tutta sola. B.

La parola del tutto è forse una ellissi di per lo spazio di tutto il tempo, quando si riferisce a tempo; o, secondo le circostanze potrebbe essere, con parole di tutto il senso intero, o simile. L’avverbio affatto è composto di a fatto, e ci si sottintende un aggettivo, cioè a fatto pieno, a fatto finito, intero, o simile. Questo vocabolo equivale a del tutto, e tutti e due corrispondono a interamente. La parola un pezzo è membro di per un pezzo o vero spazio di tempo. In questo caso pezzo e spazio sono ambedue termini metaforici, usati così per l’analogia che passa tra la misura che noi prendiamo d’ un corpo, e quella dello spazio, e del tempo. Tutto si adopera anche solo per avverbio, come si vede nel quarto esempio; e nel quinto si trova accordato col nome alla francese.