Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/337

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2. Se tu sapessi chi io sono, non che cercar di cacciarmi, mi pregheresti che io non mi partissi mai da te. B. 3. Io non conosco uomo di sì alto affare a cui voi non dobbiate esser cara, non che a me che un piccol mercatante sono. B.

Molti degli Italiani non hanno mai compreso il senso di questa congiunzione, e molti l’usano nel senso contrario, cioè per e anche; perchè da ben pochi è conosciuta l’analisi delle idee in grammatica, senza la quale non si può in questa scienza fermar peso di dramma, e senza la quale è impossibile rintracciar il sentimento di queste espressioni. L’analisi dei tre esempj è la seguente; I. Io non (dico) che (io non sappia) comporre, (il che ognuno sa, ma) non so pure a fatica leggere; 2. Non (dico) che (tu volessi) cercar di cacciarmi, (il che sarebbe troppo contrario ai desiderj tuoi, ma che anzi) mi pregheresti ecc., 3. Non (dico) che a me, il quale sono ecc. (siate cara, il che sarebbe di poco momento. In tutte le quali analisi si discerne che la congiunzione non che corrisponde a non solo o più tosto si approssima a questo; cioè, io non solo non so; tu non solo non vorresti cercar, non solo a me.

In luogo di questo idiotismo nostro, che gli antipuristi non intendono, essi fanno uso del gallicismo bien loin de. Eccone uno dell’Antipurismo medesimo. Molto lungi che egli creda di dover deporre la tromba epica, quì è dove anzi che egli invoca ecc. E in vece dì dire quì è dove anzi che egli, noi Italiani diciamo, con termine più rubesto, qui anzi egli. Ora, l’Antipurista griderà che, appunto per quella medesima ragione che io adduco del non essere inteso il non che, egli fa uso del molto lungi che; alla qual cosa si risponde, che questo modo pure a fatica l’intende-