Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/432

Da Wikisource.

4o5 do Sì parla di moltitudine stante^ immota, si faccia uso del ’^’uDgoIare, perciiè allora si vede unita in massa; e quando si fa muovere od operare, si mostra in pluralità; con il che ’il senso e la ragione s^accordano. Non si lasci alcuno trar- re al pregiudisio di credere che nou si possa la poesia dar per es^odpio di una regola di lingua; che^ quelle idee che negli addotti esempj sono espresse in verso, non si potreb* - hero altrimenti esprimere in prosa, per quanto s’aspetta alla regola che trattiamo. Gli esempj può uno toglierli così dalla poesia come dalla prosa t quando abbia discrezione -nella scelta, e non li vada a cercare fra le costruzioni più -stravaganti che appunto fanno eccezione. Finalmente, nel : quarto esempio, il nome gente è seguito dal verbo in singolare, perchè è usato per tuomo in generale. DEt irOHB CHK Si BIFBBISCK K Piu’ PERSOHB !• Per LA MonTJE del padre ed* un suo zio^ senza sii-ma era rimaso ricchissimo. B. a. Per più fiate gli occhi ci . sospinse quella lettura^ e scolorocci il riso.D. 3. Con runghie si fendea ciascuna il petto. D«4«-^ dir di Sardigna LE Lìngue lor non si sentono stanche. D. Benchè nel primo esempio si faccia menzione di due persone % il nome morte è adoperato in singolare perchè si considera questa qual solo e medesimo accidente avvenuto ad amendue* Nel secondo esempio viso è in singolare, perchè ridea compresa in scolorocci il s^iso è, scolorò il viso a ciascuno di noi; onde si rappresenta il viso di ciascuno individuo separatamente. Nel terzo, quando anche l’aggettivo ciascuna non fosse espresso, si direbbe pure il petto in singelare; cioè con l’unghie si fendeano il petto ^ perciò che ciascuna fendendolo a se sarebbe l’idea sottintesa • Nel