Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/501

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474 CAP. XXX. DELLA ORTOGRAFIA Ortografia TÌen dal Greco, e significa retta scrittura^ cioè retto modo di scrivere le parole, e i segni che sono ^ doperati con esse, mediante il troncamerUo^Veiisione^ Vmtmento delle parole, e il punteggiare* DELLA CONTnAZIONB Quando del mezzo d^ una parola si toglie una o più lettere, come da toglierei e rimanerà^ si fa torrei e rimar^ ràj levando le lettere glie e ne, la parola si contrae, cioè le due parti che rimangono si traggono l*una contro Taltra; e questa si chiama contrazione. Ciò avviene massimamate nel futuro e nel condizionale de Verbi, come morrò^ morrei, parrà^ parrebbe j corrai, corresti, in luogo dì morinjy morirei^, parerà, parerebbe, coglierai, coglieresti, dove è sostituita una l’alle lettere tolte; e la maggior parte di queste contrazioni non dipendono dal volere di chi scrive, come corrai per coglierai, ma sono stabilite e fisse. Quindi sarebbe cattivo gusto lo scrivere morirò, morirei; parerà^ parerebbe. Contrazione si può chiamare anche quella cbe si fa delle parole tuono, pruosni, buono, figliuola, brie^, pi^ tra, leggiere, quando, nelle derivate da esse, Taccento mata; come nelle seguenti tonare^pros^arcn benissimo, figliolata, bramita, petrone, petrina, petruzza, leggerezza» Ck)me già dicemmo è errore il dire tuonare, pruoi^are, suonare’, perciò che Vu impedisce alla voce di scorrere e di portarsi a tempo sopra Va ove cade Taccento. Si scrive anche b&o