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le consonanti 25


Anche la g tra due vocali talora si dilegua. P. es. regína, reína poet.; vagína, guaína; lògica, lòica poco usato.


§ 6. Sono pure affini tra loro t e d che si chiamano dentali, perchè nella loro pronunzia hanno gran parte i denti. La d, a differenza della t, si pronunzia affacciando un poco la lingua all’apertura dei denti stessi, e perciò è consonante molle, mentre la t è consonante dura.

La t tende ad ammollirsi in d: p. es. pietáte, pietáde; gioventúte, gioventúde e sim. le une e le altre poetiche; imperatóre, imperadóre; servitóre, servidóre e simili in gran copia; líto poet. lído; nutríre, nudríre.


§ 7. Fra le consonanti che con vocabolo generale chiamammo liquide (vedi cap. i, § 4) sono affini tra loro la r e la l; che si dicono anche linguali, perchè nascono principalmente dalla vibrazione della lingua:

r tende a scambiarsi con l: ciriègia poco usato, ciliègia; árido, álido; peregríno, pellegríno; varcáre (con sincope dal latino varicare) valicáre; árbore poet. álbero; scarpèllo, scalpèllo. Aggiungi il suffisso -áre che in diverse parole si alterna col suffisso -àle. P, es. singol-áre, plur-ále; particol-áre, gener-ále; ecc.

r passa talora in d. Quindi le doppie forme: ráro, rádo; pròra, pròda (in altro senso); armário, armádio; feríre, fedíre poet.

La più parte di questi mutamenti e scambi fra r, l, d si debbono alla dissimilazione per la quale due r vicine tra loro tendono a sfuggirsi.


§ 8. Le altre due liquide n ed m si chiamano con maggior proprietà consonanti nasali, perchè il loro suono si forma nel naso. La prima è affine alle dentali, la seconda è labiale, e serba affinità colle labiali mute.

Forma con d ed n: lámpada, lámpana (lampaníno e non mai lampadíno).