Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, I.djvu/396

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1930: (miscellanea) 389 morale e intellettuale; piuttosto vaghe e sempre mutevoli parvenze di costumi e di vita che non vita e costumi saldamente stabiliti e organizzati; piuttosto semi e germogli, che non fiori sbocciati e frutti maturati. Ond’è che - come scriveva in questi giorni egregiamente il Direttore della "Tribuna” (Roberto Forges Davanzati), e hanno ripetuto poi, e anzi “intensificato” altri giornali - "noi | viviamo nella mag- 64 giore assurdità artistica, fra tutti gli stili e tutti i tentativi, senza più capacità d'essere un’epoca” »2. Quante chiacchiere tra il Calza e il Forges Davanzati. Forse che solo in questo periodo c’è stata una crisi sociale? E non è anzi vero che proprio nei periodi di crisi sociale le passioni e gli interessi e i sentimenti diventano più intensi e si ha nella letteratura il romanticismo? Gli argomenti zoppicano alquanto e poi si rivoltano contro l’argomentatore: come mai il Forges Davanzati non si accorge che «il non avere capacità di essere un’epoca» non può limitarsi all’arte ma investe tutta la vita? Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 62-63. § (122). La diplomazia italiana. Costantino Nigra e il trattato di Uccialli. Nella «Nuova Antologia» del 16 novembre 1928 in un articolo di Carlo Richelmy, Lettere inedite di Costantino Nigra1> è pubblicata una lettera (o estratti di una lettera) [del 28 agosto 1896] del Nigra a un «caro amico » che il Richelmy crede di poter identificare col marchese Visconti-Venosta perché con lo stesso, in quei giorni, il Nigra scambiò alcuni telegrammi sul medesimo argomento. Nigra informa che il principe Lobanov (forse ambasciatore russo a Vienna, dove il Nigra era ambasciatore) lo ha informato di alcune pratiche che il Negus Menelik ha fatto presso lo Zar. Il Negus aveva fatto sapere allo Zar di essere disposto ad accettare la mediazione della Russia per la conclusione della pace coll'Italia ecc. Il Nigra conchiude: «Per me è evidente una cosa. Dopo l’affare del trattato dì Uccialli, il Negus è diffidente verso di noi, sospettando sempre che dal nostro plenipotenziario gli si cangino le clausole pattuite. Questa diffidenza, che è invincibile, ha consigliato il Negus di chiedere di trattare per mezzo della Russia al fine di avere un testimone idoneo e potente. La cosa è dura per il nostro amor proprio, ma ormai il nostro paese deve persuadersi che quando si adoperano diplomatici come Antonelli, generali come Baratieri, e ministri come Mocenni, non si