Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, I.djvu/617

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RNO 5 (ix) t / monaci servono come sacerdoti il territorio circonvicino e la loro specializzazione aumenta: sacerdoti, intellettuali di concetto, copisti, operai industriali-artigiani. Il convento è la «corte» di un territorio feudale, difeso più che dalle armi, dal rispetto religioso ecc. Esso riproduce e sviluppa il regime della « villa » romana patrizia. Per il regime interno del Monastero fu sviluppato e interpretato un principio della Regola, ove è detto che nella elezione dell’abate debba prevalere il voto di coloro che si stimano più savi e prudenti e che del consiglio di costoro debba l'abate munirsi quando debba decidere affari gravi, non tali tuttavia che convenga consultare l'intera congregazione; vennero cosi distinguendosi i monaci sacerdoti, che si dedicavano agli uffici corrispondenti al fine dell'istituzione, dagli altri che continuavano ad attendere ai servizi della casa \ S (79)' A. G. Bianchi, I clubs rossi durante Vassedio di Parigi, «Nuova Antologia», i° luglio 1929 *. Riassume un opuscolo, pubblicato nel 1871, di M. G. Molinari, Les clubs rouges pendant \ le siège de Paris. È una raccolta di cronache pubblicate prima nel «Journal des Débats» sulle riunioni dei clubs durante l'assedio (forse si tratta dello stesso De Molinari, il noto scrittore liberista e direttore dei «Débats»; ma il Bianchi scrive che è «un modesto ma diligente giornalista»). L'opuscolo è interessante perché registra tutte le proposte strampalate che venivano fatte dai frequentatori di questi circpli popolari. Perciò sarebbe interessante leggerlo e trarne materiale per sostenere la necessità dell'ordine intellettuale e della «sobrietà» morale nel popolo. Può servire anche per studiare come fino al 70 Parigi sia rimasta sotto l’incanto delle forme politiche create dalla Rivoluzione del 1789, di cui i clubs furono la manifestazione più appariscente ecc. (Non potendo leggere l'opuscolo originale del Molinari, si può ricorrere a questo articolo del Bianchi). § (80). Sorel e i giacobini. Nell’articolo riferito nella nota precedente è riportato questo giudizio di Proudhon sui 1930-1932