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I933_I934: argomenti di cultura i° 1839 apparenze offerte dalFambiente delle cose. La fede è un mezzo superiore di conoscenza: essa si esercita oltre i limiti cui può giungere la ragione. Ma anche se ciò fosse, anche se nessun mezzo si avesse per giungere a Dio, attraverso la ragione o attraverso una qualsiasi altra via, nelPassoluta -impossibilità di sapere, bisognerebbe tuttavia operare come se si sapesse. Poiché, secondo il calcolo delle probabilità, c’è vantaggio a scommettere che la religione è vera, e a regolale la propria vita come se essa fosse vera. Vivendo cristia- 3 namente si rischia infinitamente poco, qualche anno di torbidi piaceri (plaisir mêlé), per guadagnare l’infinito, la gioia eterna \ È da riflettere che il Pascal è stato molto fine nel dare forma letteraria, giustificazione logica e prestigio morale a questo argomento della scommessa, che in realtà è un diffuso modo di pensare verso la religione, ma un modo di pensare che «si vergogna di se stesso» perché nel tempo stesso che soddisfa, appare indegno e basso. Pascal ha affrontato la « vergógna » (se così si può dire, poiché potrebbe essere che l’argomento del «pari» oggi popolare, in forme popolari, sia derivato dal libro del Pascal e non sia stato conosciuto prima) e ha cercato di dare dignità e giustificazione al modo di pensare popolare (quante volte si è sentito dire: «cosa ci perdi ad andare in chiesa, a credere in Dio? Se non c’è, pazienza; ma se c’è, quanto ti sarà utile aver creduto? ecc.). Questo modo di pensare, anche nella forma pascalia- na del «pari», sente alquanto di volterrianismo e ricorda il modo di esprimersi di Heine: «chissà che il padre eterno non ci prepari una qualche bella sorpresa dopo la morte »5 o qualcosa di simile. (Vedere come gli studiosi del Pascal spiegano e giustificano moralmente l’argomento del «pari». Ci deve essere uno studio di P. P. Trompeo nel volume Rilegature gianseniste in cui si parla dell’argomento del «pari» in rapporto al Manzoni6. Da vedere anche il Ruffini pel suo studio sul Manzoni religioso)7. Da un articolo di Arturo Marescalchi, Durare! Anche nella bachicoltura, nel «Corriere della Sera» del 24 aprile 1932: «Per ogni mezza oncia di seme messo in allevamento si concorre a premi che da modesta cifra (ve ne sono 400 da mille lire) arrivano ai parecchi da 10 a 20 mila lire e