Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/551

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20^2 QUADERNO 19 (x) la direzione politica, ossia il piano strategico, deve essere l’espressione militare di una determinata politica generale. Naturalmente può darsi che in una condizione data, gli uomini politici siano inetti, mentre nelPesercito ci siano dei capi che alla capacità militare congiungano la capacità politica: e il caso di Cesare e di Napoleone. Ma in Napoleone si è visto come il mutamento di politica, coordinato alla presunzione di avere uno strumento militare astrattamente militare, abbia portato alla sua rovina: anche nei casi in cui la direzione politica e quella' militare si trovano unite nella stessa persona, è il momento politico che deve prevalere su quello militare. I commentari di Cesare sono un classico esempio di esposizione di una sapiente combinazione di arte politica e arte militare: i soldati vedevano in Cesare non so- 114 lo un grande capo militare, | ma specialmente il loro capo politico, il capo della democrazia. È da ricordare come Bismarck, sulle traccie del Clausewitz *, sosteneva la supremazia del momento politico su quello militare, mentre Guglielmo II, come riferisce Ludwig \ annotò rabbiosamente un giornale in cui l’opinione del Bismarck era riportata: così i tedeschi vinsero brillantemente quasi tutte le battaglie, ma perdettero la guerra. Esiste una certa tendenza a sopravalutare l’apporto delle classi popolari al Risorgimento, insistendo specialmente sul fenomeno del volontariato. Le cose più serie e ponderate in proposito sono state scritte da Ettore Rota nella «Nuova Rivista Storica» del 1928-29 \ A parte l’osservazione fatta in altra nota4-sul significato da dare ai volontari, è da rilevare che gli scritti stessi del Rota mostrano come i volontari fossero mal visti e sabotati dalle autorità piemontesi, ciò che appunto conferma la cattiva direzione politico-militare. Il governo piemontese poteva arruolare obbligatoriamente soldati nel suo territorio statale, in rapporto alla popolazione, come l’Austria poteva fare nel suo e in rapporto a una popolazione enormemente più grande: una guerra a fondo, in questi termini, sarebbe sempre stata disastrosa per il Piemonte dopo un certo tempo. Posto il principio che «l’Italia fa da sé» bisognava o accettare subito la Confederazione con gli altri Stati italiani o proporsi l’unità politica territo- /