Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/651

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v) tesi unificatrice»4. (Già «quintessenziata», ma non «sintetizzata» e «unificata»!!) Cfr Quaderno i (xvi), pp. 6ibis - 62 e 66 bis. § ( 5 ). Eugenio Giovannetti ha scritto, nel «Pègaso» del maggio 1929, un articolo su Federico | Taylor e Vamericani- smoy in cui scrive: «L’energia letteraria, astratta, nutrita di retorica generalizzante, non è insomma oggi più in grado di capire l’energia tecnica, sempre più individuale ed acuta, tessuto originalissimo di volontà singolare e di educazione specializzata. La letteratura energetica è ancora al suo Prometeo scatenato, immagine troppo comoda. L’eroe della civiltà tecnica non è uno scatenato: è un silenzioso che sa portare pei cieli la sua ferrea catena. Non è un ignorante che si goda l’aria: è uno studioso nel più bel senso classico, perché studium significava "punta viva”. Mentre la civiltà tecnica o meccanistica come volete chiamarla, elabora in silenzio questo suo tipo di eroe incisivo, il culto letterario dell’energia non crea che un gaglioffo aereo, un acchiappanu- vole scalmanato» l. È da rilevare come non si sia cercato di applicare all’ame- ricanismo la formuletta del Gentile sulla «filosofia che non si enunzia in formule ma si afferma nell’azione»2; ciò è significativo e istruttivo, perché se la formula ha un valore, è proprio l’americanismo che può rivendicarlo. Invece, quando si parla dell’americanismo, si trova che esso è «meccani- cistico», rozzo, brutale, cioè «pura azione», e gli si contrappone la tradizione, ecc. Ma questa tradizione, ecc., perché non viene assunta anche come base filosofica, come [la] filosofia enunziata in formule di quei movimenti per i quali invece la «filosofia è affermata nell’azione»? Questa contraddizione può spiegare molte cose: la differenza, per esempio, tra l’azione reale, che modifica essenzialmente sia l’uomo che la realtà esterna (cioè la reale cultura) ed è l’americanismo, e il gladiatorismo gaglioffo che si autoproclama azione e modifica solo il vocabolario, non le cose, il gesto esterno, non l’uomo interiore. La prima sta creando un avvenire che è intrinseco alla sua attività obbiettiva e del quale si prefe¬