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2i8 6 QUADERNO 23 (vi) nazionale «concezione della vita e dell’uomo», una «religione laica», una filosofia che sia diventata appunto «cultura», cioè abbia generato un’etica, un modo di vivere, una condotta civile e individuale. Ciò domandava innanzi tutto l’unificazione della «classe colta», e in tal senso lavorò il 4 De Sanctis con la fondazione del «Circolo filologico» che avrebbe dovuto determinare «l’unione di tutti gli uomini colti e intelligenti » di Napoli, ma domandava specialmente un nuovo atteggiamento verso le classi popolari, un nuovo concetto di ciò che è «nazionale», diverso da quello della destra storica, più ampio, meno esclusivista, meno «poliziesco» per cosi dire. È questo lato dell’attività del De Sanctis che occorrerebbe lumeggiare, questo elemento della sua attività che d’altronde non era nuovo ma rappresentava lo sviluppo di germi già esistenti in tutta la sua carriera di letterato e di uomo politico. Cfr Quaderno 17 (iv), pp. 16 bis -17. § {2). Una nota giovanile di Luigi Pirandello. Pubblicata dalla «Nuova Antologia» del i° gennaio 1934 e scritta dal Pirandello negli anni 1889-90, quando era studente a Bonn: «Noi lamentiamo che alla nostra letteratura manchi il dramma — e sul riguardo si dicono tante cose e tante altre se ne propongono - conforti, esortazioni, additamenti, progetti - opera vana: il vero marcio non si vede e non si vuol vedere. Manca la concezione della vita e dell’uomo. E pure noi abbiamo -campo da dare all’epica e al dramma. Arido stupido alessandrinismo, il nostro» \ Forse però questa nòta del Pirandello non fa che riecheggiare discussioni di studenti tedeschi sulla necessità generica di una Weltan- schauung ed è più superficiale di quanto non paia. In ogni modo il Pirandello si è fatta una concezione della vita e dell’uomo, ma essa è «individuale», incapace di diffusione nazionale-popolare, che però ha avuto una grande importanza «critica», di corrosione di un vecchio costume teatrale. Cfr Quaderno 17 (iv), p. 17.