Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/690

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i934: critica letteraria 2191 ticarlo, è sempre prudente leggerlo. Almeno finché l’autore è vivo...» \ 1 ♦ Cfr Quaderno i (xvi), pp. 3 bis - 4. § (5 ). Alcuni criteri di giudizio «letterario». Un lavoro può essere pregevole: 1) Perché espone una nuova scoperta che fa progredire una determinata attività scientifica. Ma non solo P«originalità» assoluta è un pregio. Può infatti avvenire: 2) che fatti ed argomenti già noti siano stati scelti e disposti secondo un ordine, una connessione, un criterio più adeguato e probante di quelli precedenti. La struttura (l’economia, l’ordine) di un lavoro scientifico può essere «originale» essa stessa. 3) I fatti e gli argomenti già noti possono aver dato luogo a considerazioni « nuove », subordinate, ma tuttavia importanti. Il giudizio «letterario» deve, evidentemente, tener conto dei fini che un lavoro si è proposto: di creazione e riorganizzazione scientifica, di divulgazione dei fatti ed argomenti noti in un determinato giruppo culturale, di un determinato livello intellettuale e culturale ecc. Esiste perciò una tecnica della divulgazione che occorre adattare volta per volta e rielaborare: la divulgazione è un atto eminentemente pratico, in cui occorre esaminare la conformità dei mezzi al fine, cioè appunto la tecnica adoperata. Ma anche l’esame e il giudizio del fatto e dell’argomentazione «originale», ossia dell’« originalità » dei fatti (concetti - nessi di pensiero) e degli argomenti sono molto difficili e complessi e richiedono le più ampie cognizioni storiche. È da vedere nel capitolo dal Croce dedicato al Loria questo criterio: «Altro è metter fuori una | osservazione incidentale, che si lascia poi cadere senza svolgerla, ed altro stabilire un principio di cui si sono scorte le feconde conseguenze; altro enunciare un pensiero generico ed astratto ed altro pensarlo realmente e in concreto; altro, finalmente, inventare, ed altro ripetere di seconda o di terza mano» \ Si presentano i casi estremi: di chi trova che non c’è mai stato nulla di nuovo sotto il sole e che tutto il mondo è paese, anche nella sfera delle idee e di chi invece trova « originalità »