Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/750

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i934: critica letteraria 2251 Fracchia a S. E. Gioacchino Volpe, pubblicata nelP« Italia Letteraria» del 22 giugno 1930 e che si riferisce al discorso del Volpe tenuto nella seduta dell’Accademia in cui furono distribuiti dei premi. Il Volpe aveva detto, fra Paltro: «Non si vedono spuntare grandi opere pittoriche, grandi opere storiche, grandi romanzi. | Ma chi guarda attentamente, vede nella presente letteratura forze latenti, aneliti all’ascesa, alcune buone e promettenti realizzazioni»)2. 2) L'altra osservazione delPOjetti è questa: «La scarsa popolarità della nostra letteratura passata, cioè dei nostri classici. È vero: nella critica inglese e francese si leggono spesso paragoni tra gli autori viventi e i classici ecc. ecc.». Questa osservazione è fondamentale per un giudizio storico sulla presente cultura italiana: il passato non vive nel presente, non è elemento essenziale del presente, cioè nella storia della cultura nazionale non c'è continuità e unità. L'affermazione di una continuità ed unità è solo un'affermazione retorica o ha valore di mera propaganda suggestiva, è un atto pratico, che tende a creare artificialmente ciò che non esiste, non è una realtà in'atto. (Una certa continuità e unità parve esistere dal Risorgimento fino al Carducci e al Pascoli, per i quali era possibile un richiamo fino alla letteratura latina; furono spezzate col D'Annunzio e successori). Il passato, compresa la letteratura, non è elemento di vita, ma solo di cultura libresca e scolastica; ciò che poi significa che il sentimento nazionale è recente, se addirittura non conviene dire che esso è solo ancora in via di formazione, riaffermando che in Italia la letteratura non è mai stata un fatto nazionale, ma di carattere «cosmopolitico». Dalla lettera aperta di Umberto Fracchia a S. E. G. Volpe si possono estrarre altri brani tipici: « Solo un po’ ( più ) di coraggio, di abbandono ( ! ), di fede ( ! ) basterebbero per trasformare l’elogio a denti stretti che Ella ha fatto della presente letteratura in un elogio aperto ed esplicito; per dire che la presente letteratura italiana ha forze non solo latenti, ma anche scoperte, visibili (!) le quali non aspettano ( ! ) che di essere vedute (!) e riconosciute da quanti le ignorano, ecc. ecc. ». Il Volpe aveva un po’ « sul serio » parafrasato i versi giocosi del Giusti: «Eroi, eroi, che fate voi? 2252 QUAD