Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/311

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capitolo viii. 289


giornali entrambi di cui si nutriscono i partigiani dei gesuiti, come Mitridate si cibava di veleno. Ecco il prete e i suoi doni. Questo padre dabbene ebbe avvertenza di provvedere il sudario in cui si avvisava ravvolgere il figlio morituro. Ma io, lo ripeto, non chiedo la condanna dell’accusato; questo non è mio ufficio; solo vi supplico a rimandare assoluta Felicina. Misera! a cui sembra cotesto nome, sia stato posto per derisione; miratela! Ventura per lei se l’avesse colpita in pieno la orribile infermità della pazzia: ella non è pazza, ma neppure gode il bene dello intelletto: si sente morire: i suoi pensieri, quasi strali scoccati dall’arco guasto, deviano dal bersaglio, di rado ella possiede la coscienza della vita; stringe il cuore a vederla sempre con gli occhi intenti al suolo, come chi cerca un obbietto che desideri trovare.... difatti ella vi cerca una fossa dove deporre in pace il capo doloroso.... Ah! non glielo negate voi. Dio l’ha percossa, e dove Dio percosse l’uomo non tocchi. Considerate questa povera foglia rimasta vizza sull’albero della vita, tremola per istaccarsi e raggiungere le altre cadute.... non le impedite la morte serena. Mentre alle fanciulle della sua età la vita sboccia fragrante e lieta come una rosa, ella niente altro implora che uscire dal mondo ignorata, che non la ricordi veruno, che intera la copra la terra della fossa: a questo patto ella non maledirà la vita che provò