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56 | il secolo che muore |
dre, figliuola, gatta, perla di questa povera anima mia...
— Goffredo (poichè, e lo doveva avvertire prima, il presidente si chiamasse come il pio Buglione), voi mentite, ci avete creduto benissimo — e dubitato di me.
— No, in coscienza... ecco... tu mi mortifichi, Nina...
— E vi siete avvilito... orrore! fino a chiudervi nello stanzino dei panni sudici per tirare su le calze a Bibbiana...
— Brava! Per lo appunto così; la signora ha mangiato la foglia per aria.
— Ebbene, sì, ho dubitato, facendo croce delle braccia al petto, belava pietosamente il buon Goffredo, ma anche a san Pietro Gesù Cristo ebbe a rinfacciare: homo paucae fidei, quare dubitasti? e tuttavia lo perdonò; e tu, Nina, non vorrai perdonare al tuo Goffredo? Tutta la colpa è di Amore, che volle generare la gelosia.
La donna, ristatasi alquanto sopra di se, favellò in questa sentenza:
— Pur troppo bisogna perdonare, perchè se mi taglio il naso m’insanguino la bocca: ormai tocca a noi altre donne fare da uomini: dunque acconsento mettere una pietra sopra la cosa, ma ad un patto.
— Bene; ti do carta bianca, che tu sia benedetta... mi sottoscrivo a tutto — e intanto che con