Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/123

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matti, o noi savi. Matti loro se reputandoci privi d’intendimento ci posero a tal croce; savi noi se capaci di buoni e rei pensieri sapemmo scerre tra questi, e ci ammonì il castigo altrui e la paura della infamia potè in noi più della paura della morte; avvegnadio, come nel caso della Troia, o per la mano del carnefice, o per quella del norcino tanto ella non poteva evitare la morte, e sopratutto poi se la minaccia delle pene eterne dello inferno ci comprese di salutifero terrore.

Novelle! esclama l’uomo: pochi fiori non fanno ghirlanda; nè possono invocarsi sfarfalloni a dimostrazione di verità. Tempi infelicissimi furono cotesti, e comechè i Greci e i Romani su molti punti ci appaiono eccellenti, e diremo quasi divini, nelle scienze morali non è così. Allora lo spirito umano gingillandosi sopra la soglia del tempio non aveva per anco contemplato la faccia augusta del Dio del progresso; allora le dita umane non avevano anche appreso a dipanare di su l’arcolaio della sapienza la Tenia51 del perfezionamento infinito.

I posteri hanno compianto le supersti-