Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/190

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tele care, consigliò sostituirci le croci. Allora parve che anche Dio non volesse mantenere la sua parola, e la promessa dell’arco baleno fosse giunteria; il diluvio universale delle croci incominciò. Aveva un bello aprire ombrelli, o avvilupparsi bene dentro gl’incerati la gente, che tanto nè gli uni nè gli altri al rovescio bastavano. Giù dal cielo cascavano Bestie di ogni maniera, Leoni, Draghi, Aquile e perfino lo Spirito Santo in Danimarca scese in ispecie di Elefante105. All’eminentissimo Cardinale Bernetti dai oggi dai domani scappò alfine la pazienza, e scartato addirittura la maggiore insegna del Leone belga, disse senza, barbazzale, che assai Bestie portava sul petto, e non poteva poi farne un serraglio106. Un soprastante dalla faccia di porcellana, messe insieme a catafascio certe leggi fatte, come disse Cristo, ai Genovesi, alcuni specchi statistici bugiardi più degli epitaffi, e più di lui, con non so quante incisioni da far dannare l’anima a Maso Finiguerra, caso mai gli fossero capitate davanti, e impresso il tutto a spese del governo, bene inteso, ne spargeva la fiorata in paesi stranieri, ed ecco rincorrerlo con due croci, tre croci e quattro, onde al gaglioffo entrò in testa il ticchio farne collezione, come i naturalisti costumano con gli scarabei. Un ribaldo, combattuto prima il nemico della patria, assunta anima e figura di biacco gli si fa a strisciargli