Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/116

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indiscrete sollecitudini o di persecuzioni troppo peggiori di queste, bensì con gli esempii buoni, ch’ei fatti sono maschi e le parole femmine; però mentre in Padova, città illustre per uno di quei tanti semenzai di dottori che furono al mondo chiamati università, la gente quante volte incontravasi col corpo di Gesù sacramentato o senza badarlo tirava pel suo cammino o fuggiva come se le fosse occorso il Trentadiavoli; e se taluno si toccava il cappello gli era bazza: io quando prima lo vidi fra le beatissime mani di Santo Antonio con tutte le quattro gambe me gli genuflessi davanti, insegnando per questo modo di scancìo senza costituirmi sopracciò di nessuno, quale si debba rendere venerazione al Signore. Ben io lo so che i luterani, i calvinisti, li zuingliani, gli eretici insomma di ogni maniera e ragione (e pazienza gli eretici!), ma per maggiore angoscia moltissimi fra i cattolici, perfidiando sul caso, sostennero sfrontatamente come avendo percosso dentro un sasso io fossi stramazzato. Bugiarderie furono queste; imperciocchè, primo, io non inciampi mai o dove inciampo una volta, un’altra non incappo, e fra gli uomini non la va così; secondo, vi pare egli che la Chiesa cattolica, apostolica, romana avrebbe voluto bandire cotesta opera mia miracolosa e da Dio stesso inspiratami, laddove si potesse anche per ombra ascrivere all’accidente? Mi fanno proprio salire la muffa al