Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/216

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altra cagione. Aristotele313, comecchè portasse barba e Ovidio no, mostra avere meno giudizio di lui quando ci volle dare a bere che certo Cavallo tratto da fato maligno, congiuntosi con una Cavalla, la quale conobbe poi per madre, tanto lo prese orrore di sè che, tese le orecchie, allibito nel sembiante, si precipitò giù da una rupe, dove rotolando miseramente non lasciò sasso digiuno del suo sangue, non arbusto privo di brindelli di carne, cadavere miserabile prima di adimarsi giù alla valle. Queste novelle sul conto delle Bestie erano baggianate, su quello degli uomini atrocità pur troppo. Certa mala femmina nel reame di Francia, ch’ebbe nome Anna di Lenclos, ingravidò alternando gli abbracciamenti venduti tra un soldato ed un prete; incerto il padre, i mariti giuocaronsi a dadi la prole: aggiungono ancora che il ventre pregnante servisse di tavoliere ai giuocatori: toccò al prete, e forse per questa volta la Fortuna si tirò giù la benda e vide chiaro. Allevato questo figliuolo lontano dalla madre, col volgere del tempo il caso volle che la incontrasse a veglia, e di lei, non conoscendola, perdutamente s’innamorasse. Costei che sparvierata era, si accorse degli ardori del giovane e veramente non omise diligenza ad attutirli, finchè, vedendoci riuscire vano ogni partito, aperse risoluta al figliuolo l’arcano della sua nascita: sopra-