Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/17

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mando: — Io ve lo dirò, ma prima chiaritemi di questo: che cosa vi parrebbe di essere a voi, se io fossi un aratro?

Farinata degli Uberti nel Concilio di Empoli non seppe adombrare il magnanimo concetto di volere contro tutti preservare incolume la Patria con argomento migliore, che coll’esempio e nome miei. Leggi la Cronaca di Giovanni Villani, ed apprenderai coro’ egli favellasse per lo appunto così: — come Asino sape, così va Capra zoppa, così minuzza rape, se Lupo non la intoppa378, e me auspice, egli poteva vantarsi giù nello inferno:

«Ma fui io sol colà, dove sofferto
Fu per ciascun di torre via Fiorenza,
Colui, che la difesi a viso aperto379

»

Trattando di Asini arguti, tu non ti hai a maravigliare, se io mi soffermi alquanto in Firenze; imperciocchè, se i Fiorentini avessero avuto Asini di fermo ed animoso volere, come gli ebbero arguti, beati loro! — Rubaconte da Mandella, potestà del Comune di Fiorenza, fu tale giudice che poteva farti la barba. Poichè di qua da questo mondo piaggeria non usa, io ti dirò alla spiattellata, che nella fama di sapiente tu avesti più fortuna non più senno di lui, coma conoscerai di te stesso. Piero di Ciacchero, villanaccio da Peretola, traendo l’Asino suo governato da cappuccino e carico da cavaliere per Fio-