Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/36

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mandare fuori dalla gola altro che un raglio395. Torci, o re, lo sguardo dal diluvio delle bastonate che mi piovve addosso; basti alle mie costole averlo patito. In onta alle dure repulse, non ostante le barbare industrie con le quali gli uomini astiosi della concorrenza tentarono disgustarmi della musica, io vi perseverai con la costanza dei martiri e la fede dei confessori; sicchè giunsi a tale che anco i sordi udirono la voce mia. Gli altri animali senza distinzione urlano, abbaiano, ruggiscono, mugghiano o grugniscono tutto l’anno, ma i giorni da me prescelti a far pompa della mia voce intera sono quelli, che annunziano la stagione, che rinnova i suoi fiori e le sue fronde, sicchè il cavaliere Gozzadini con molto bel garbo mi ebbe a salutare:

Lieta trombetta e cavallar di Maggio,

comecchè a dire rettamente anche a mezzo aprile, attesta Alessandro Tassoni, si ascoltino:

Gli Asini modular versi di amore.

Quando io sciolgo per l’aria la mia voce gloriosa ogni animale si riconsiglia ad amare; la terra tocca nelle secrete viscere sente affetto; la Natura vestita coi suoi abiti da festa pare una sposa sul punto di ri-