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Ottobre 163

potè il digiuno. L’amore ai figli è il sentimento più universale che sia in natura e lo provano vivissimo tutte le bestie, dalle feroci alle stupide, dalle gigantesche alle microscopiche, dal leone all’oca. L’uomo prova in modo acutissimo questo affetto che gli è cagione di tante gioie e di tanti dolori; chi non ha figli non può supporre come sia energico l’amor paterno, quanti sacrifizi faccia compiere serenamente, quanti pericoli sfidare con animo sicuro.

Perchè dunque qui in Italia ci sia della gente che vende le proprie creature agli aguzzini, senza morire prima di dolore, bisogna che o la fame abbia vinto e sradicato ogni altro affetto, proprio come in certe bestie che divorano i loro piccini; o che le condizioni di certe nostre provincie siano tali da fare che gli uomini scendano sotto al livello dei bruti. Qualunque sia la soluzione che preferite, resta però sempre che i poveri bimbi lasciano la loro patria che non fu loro madre ma noverca, e vanno per tutto il mondo civile con un’arpa od un organetto ad armacollo a cantare la vergogna, il vitupero del loro paese natale.

Di chi è la colpa? Non ci avete mai pensato, grassi che giubilate divorando i tordi, non ci avete mai pensato che potrebbe venire un giorno in cui si pretendesse che la colpa sia vostra? Oh! si sa! chi lo volesse dire, direbbe un grande sproposito. Come? Accusar voi altri di non far nulla per le popolazioni affamate, per le miserie e le piaghe della patria? Ah, ingratitudine! Eppure il grido di dolore dei poveri affamati è arrivato al vostro ot-