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Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/271

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la signora è tornata 261


— Grazie, — ella mormorò porgendogli la mano, — sapevo d’incontrarla qui e ciò mi ha dato coraggio. La casa è lontana?

— Mezz’ora di carrozza, signora, — disse egli cercando di scrutarla in viso fra l’ombra del velo che la copriva.

Ad un rapido balenare dei suoi occhi grigi, dietro la rete nera, gli parve d’aver già veduto quello sguardo altra volta, senza poter dire dove, senza saper dire quando. Eppure quella donna gli era completamente sconosciuta, ed il suo nome, Elisa Laprati, assolutamente ignoto. Indagava nella memoria tra le confuse reminiscenze del passato, mentre le sedeva accanto in carrozza e scambiava con lei quelle brevi frasi della cortesia abituale alle quali non li sottraeva neppure la singolarità della circostanza, ed intanto il profilo irregolare e grazioso della donna, la fronte ombreggiata dai capelli scuri che scendevano a coprirle le orecchie, il naso breve, la bocca un po’ grande e carnosa, il mento piccolo e il lungo collo s’accentuavano sotto la trasparenza del velo e vi si fondevano insieme come in certi ritratti circondati di penombra che appaiono vivi e misteriosi ad un tempo.

Ella parlava a mezza voce e con parole rare e staccate guardandosi attorno con un senso alternato di smarrimento e di stanchezza che dava volta a volta alla sua per-