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Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/344

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334 il nome


— Ciò è abbastanza strano per una donna; — osservai, — nelle mie peregrinazioni pel mondo incontrai ben raramente o forse mai signore che avessero i suoi gusti.

— Ciò si spiega, — ella replicò; — mio padre fu per molto tempo medico in Eritrea ed io vissi con lui nel continente nero sino a diciott’anni, ossia finchè mi sposai con un ufficiale che morì poi ad Adua. D’allora la nostalgia delle terre lontane e diverse mi fece cercare con avidità i libri che le descrivessero e le persone che le conoscessero.

Incominciai in cuor mio a temere di non trovarmi sufficientemente preparato per la parte che m’ero imposto e sebbene ella ritornasse continuamente sul suo soggetto preferito interrogandomi sulle mie esplorazioni, io cercai scaltramente di sottrarmene incominciando a farle la corte, argomento sul quale non mi occorreva una speciale preparazione.

— Perchè volete ch’io vi parli delle donne allo stato selvaggio mentre mi paiono tanto più interessanti le donne civilizzate? — le dicevo fissandola in fondo agli occhi con uno sguardo da ipnotizzatore di Caffè-concerto.

— Voi dovete certo magnetizzare le belve nel deserto se le guardate a quel modo, — ella osservava con un sorriso già alquanto incerto. E soggiungeva dopo una pausa: — Però, io non avrei mai immaginato un Mario Scotti così giovane e, lasciatemi dire, così