Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/41

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Egli si difendeva ora blandamente, senza sapere con esattezza se desiderava più di essere creduto o di non esserlo. E finì col tacere quasi assentendo quando l’amico che aveva tentato le prime allusioni dichiarò con tono reciso ed autorevole:

— Concludendo, le tue continue assiduità presso quella signora pubbliche e private, di giorno e di notte, in città e fuori, non avranno certo per iscopo un innocente e stupido cicisbeismo, il quale del resto ti farebbe ben poco onore.

Gustavo uscì poco dopo e si ricordò d’aver promesso una visita ad Isabella avanti di rincasare, ma i discorsi di poco prima gli insistevano ancora troppo spiacevolmente nella memoria perchè egli potesse rivederla con la tranquilla serenità delle altre volte, e si diresse a casa. Le ultime parole dell’amico gli mettevano nell’anima un disagio quasi penoso, turbavano una sua onesta e chiara situazione sentimentale, intorbidivano di dubbi e di timori una consuetudine d’amicizia ritenuta immutabile.

L’opinione degli altri era questa: che Isabella fosse la sua amante oppure ch’egli fosse uno sciocco. La prima ipotesi era sbagliata e la seconda lo offendeva profondamente in quanto di più buono e di più gentile vi era nella sua vita. Come avrebbe mai potuto considerare Isa come una preda, come una pos-