Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/327

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serie seconda 321

state in tempo, e che el pretermetterle ha fatto grandissimo danno; e tutto procede, che communemente el moto delle cose è molto piú lento che non si disegna, in modo che spesso non è fatto in tre e quattro mesi quello che tu giudicavi doversi fare in uno; e questo è ricordo importante e da avvertire.

163. Quanto fu accommodato quello detto degli antichi: Magistratus virum ostendit! Non è cosa che scuopra piú la qualitá degli uomini che dare loro faccende ed autoritá. Quanti dicono bene, che non sanno fare! quanti in sulle panche ed in sulle piazze paiono uomini eccellenti, che adoperati riescono ombre!

164. La buona fortuna degli uomini è spesso el maggiore inimico che abbino, perché gli fa diventare spesso cattivi, leggieri, insolenti; però è maggiore paragone di uno uomo el resistere a questo che alle avversitá.

165. Da uno canto pare che uno principe, uno padrone debba cognoscere meglio la natura de’ sudditi e servidori suoi che alcun altro, perché per necessitá bisogna gli venghino per le mani molte voglie, disegni ed andamenti loro; da altro, è tutto el contrario, perché con ogni altro negociano piú apertamente, ma con questi usano ogni diligenzia, ogni arte per palliare la natura e le fantasie loro.

166. Non pensate che chi assalta altri, verbigrazia chi si accampa a una terra, possi prevedere tutte le difese che fará lo inimico; perché per natura allo attore che è perito, occorrono e’ rimedi ordinari che fará el reo; ma el pericolo e la necessitá in che è quello altro gli fa trovare degli estraordinari quali è impossibile che pensi chi non è nel termine di quella necessitá.

167. Non credo sia piggiore cosa al mondo che la leggerezza, perché gli uomini leggeri sono instrumenti atti a

F. Guicciardini, Opere - viii. 21