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152 | storia d'italia |
stretto ove pochi potevano combattere non poteva loro nuocere il numero maggiore degli inimici, in modo che quando bene non potessino passare il ponte, si difenderebbono facilmente tanto che sarebbe a tempo di soccorrergli il popolo di Pisa, il quale avea mandato a sollecitare; ma che passando il ponte sarebbe facilissima la vittoria, perché, essendo stretta la strada di lá dal fiume che corre tra ’l ponte e il monte, la moltitudine degli inimici interrotta da’ somieri e dalle bestie predate si disordinerebbe agevolmente da se medesima, ridotta in luogo impedito e a combattere e a fuggire. Succederono i fatti secondo le parole. Egli primo, spronato furiosamente il cavallo, assaltò il ponte, ma costretto a discostarsi, fece un altro il medesimo e dipoi il terzo; al quale essendo stato ferito il cavallo, il capitano ritornato con impeto grande ad aiutarlo passò, con la forza dell’armi e con la ferocia del cavallo, di lá dal ponte, dandogli luogo i fanti che lo difendevano. Feciono il medesimo quattro altri de’ suoi cavalli. I quali tutti mentre che di lá dal ponte combattono co’ fanti degli inimici in uno stretto prato, alcuni fanti de’ pisani passato il fiume con l’acqua insino alle spalle, e da altra parte passando per il ponte, giá abbandonato, senza ostacolo i cavalli, e cominciando a giugnere l’altra gente che sparsa e senza ordine veniva da Pisa, ed essendo i soldati de’ fiorentini ridotti in luogo stretto e confusi tra loro medesimi e ripieni di grandissima viltá (piú ancora gli uomini d’arme che i fanti), né avendo capitano di autoritá che gli ritenesse o riordinasse, si messono in manifesta fuga, lasciando la vittoria quegli che molto piú potenti di forze camminavano ordinatamente in battaglia a quegli che in pochissimo numero erano venuti alla sfilata, con intenzione piú presto di appresentarsi che di combattere; restando tra morti presi e feriti molti capitani di fanti e persone di condizione: e quegli che fuggirono furono la piú parte svaligiati nella fuga da’ contadini del paese di Lucca.
Disordinoronsi per questa rotta molto nel contado di Pisa le cose de’ fiorentini; perché essendo rimasti in Cascina pochi cavalli non potettono proibire per molti dí che i pisani insu-