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346 storia d'italia

nessuno può negare non essere piú glorioso piú ragionevole piú utile: pure che ci assicuriamo della osservanza (in che io fo qualche fondamento) e della gratitudine sua, per il beneficio che egli riceverá da voi, e del vincolo del parentado e della virtú della sorella vostra, instrumento abile a mantenere questa amicizia, ma molto piú del pegno de’ due figliuoli, e tra questi il primogenito; del quale non so che maggiore pegno, né piú importante a lui, si possa ricevere. E, poi che la necessitá ci strigne a deliberarci, si debbe pure fidarsi piú di uno re di Francia con tanto pegno che degli italiani senza alcuno pegno, piú della fede e parola di uno tanto re che della cupiditá immoderata de’ preti e della sospettosa viltá de’ mercatanti; e piú facilmente possiamo avere, come molte volte hanno avuto i passati nostri, congiunzione per qualche tempo co’ franzesi che con gli italiani, inimici nostri naturali ed eterni. Né solo in questa via veggo maggiore speranza che ci abbia a essere atteso, ma ancora minore pericolo in caso vi fusse mancato. Perché quando bene il re non vi desse la Borgogna non ardirá, restando per ostaggio i suoi figliuoli, di farvi nuove offese, ma cercherá, con pratiche e con prieghi, di moderare l’accordo: senza che, vinto da voi ieri, e oggi uscito di prigione, temerá ancora dell’armi vostre né ará piú ardire di tentare la vostra fortuna; e se egli non piglia l’armi contro a voi, Cesare, certo e che tutti gli altri staranno fermi, tanto che acquisterete il castello di Milano e vi confermerete in modo in quello stato che non arete piú da temere di malignitá di alcuno. Ma agl’italiani, se accordate ora seco e vi voglino mancare, non resta freno alcuno che gli ritenga; e cresciuta la facoltá dello offendervi, sará libera e crescerá la volontá. Però, a giudicio mio, sarebbe somma e timiditá e imprudenza perdere, per troppo sospetto, uno accordo pieno di tanta gloria di tanta grandezza e con sicurtá bastante, pigliando in cambio di quello di una deliberazione pericolosissima, se io non mi inganno, e dannosissima. —