Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/273

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libro decimonono - cap. xii 267


Le quali cose mentre da ogni parte si preparano, Cesare, partito di Barzalona con grossa armata di navi e di galee (in sulla quale erano mille cavalli e novemila fanti), poi che non senza travaglio e pericolo fu stato in mare quindici dí, arrivò il duodecimo dí di agosto a Genova; nella quale cittá ebbe notizia della concordia fatta a Cambrai: e nel tempo medesimo passò in Lombardia agli stipendi suoi il capitano Felix con ottomila tedeschi. Spaventò la venuta sua con tanto apparato gli animi di tutta Italia, giá certa di essergli stata lasciata in preda dal re di Francia. Però i fiorentini, sbigottiti in su’ primi avvisi, gli elesseno quattro imbasciadori de’ principali della cittá, per congratularsi seco e cercare di comporre le cose loro: ma dipoi, ripigliando continuamente animo, moderorono le commissioni; ristrignendosi solo a trattare seco degli interessi suoi e non delle differenze col pontefice: sperando che a Cesare, per la memoria delle cose passate e per la piccola con-

    mente haveva ricercato per essere ricognosciuto come pontefice, se ha vessi fatto la guerra o no. Discorrere anchora come si governava la cittá, et in mano di che huo— mini era l’autoritá, et e’ sospetti le divisioni e gli odii tra e’ cittadini: la constautia et obstinatione maravigliosa a difendersi, et per che cagione la vendita de’ beni del— l’Arti e de’ luoghi pii (cosa maravigliosa a bavere trovato in tempi si strani tanti compratori): l’havere rovinato prontissimamente e’ borghi loro e le case medesime de’ cittadini; le exationi di denari gravissime: quel che operassi a tenere fermi gli huomini la memoria di frate Ieronimo, usata per instrumento da molti, e da molti, che aspettavano ognora e’miracoli, creduta veramente; e la autoritá degl’altri predicatori: et in somma la pertinatia, tale che se non havessi obstato el rispetto della religione Christiana non sarebbe stata inferiore a Suganti: ie carcere de’cittadini sospetti, le condennagioni degli absenti; la forma della cittá di drento quieta nello assedio, et dove con vivere civile et san za tumulto non si obmettevano le faccende della pace. Descrivere el sito della cittá e la belleza et magnificentía di tanti edi— fitii di fuora et la constantia degli huomini a lasciargli piú presto guastare che alterare el governo; et essersi, in questa guerra piena di tanti danni spese e rovine, cognosciuta la generositá degli animi e la richeza della cittá che e’ cittadini medesimi non l’arebbeno immaginato, ma non giá la prudentia de’ padri loro, che declinando e’ pericoli a’ quali si cognoscevano inferiori, cercavano di salvare la cittá et el paese, con la speranza che restando vivi potrebbeno a qualche tempo risurgere; et che quando potevano con denari ricomperarsi lo facevano, piú pvesto che sottoporsi a’ pericoli della guerra, maxime essendo in questa deslituti da ciascuno et fondati solo in speranze di cose vane: gli inganni usati loro dal re per tenergli fermi insino recuperassi e’figliuoli, sanza pietá e sanza curarsi dell’infamia che una cittá si nobile restassi distructa per colpa sua, et per haverlo seguitato».