Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/63

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libro decimosettimo - cap. ix 57

con tutti i suoi e con le robe loro, ratificò per instrumento publico la lega fatta dal pontefice e dai viniziani in nome suo.

Ma in questo tempo medesimo il pontefice, benché per i movimenti de’ Colonnesi avesse publicato il monitorio contro al cardinale e contro agli altri della famiglia della Colonna, nondimeno, vedendo molto diminuita la speranza di mutare il governo di Siena, ed essendogli molesto avere travagli nel territorio di Roma, prestò cupidamente orecchi a don Ugo di Moncada; il quale, non con animo di convenire ma per renderlo piú negligente alle provisioni, proponeva che sotto certe condizioni si rimovessino le offese contro a’ sanesi e tra i Colonnesi e lui: a trattare le quali cose essendo venuto a Roma Vespasiano Colonna, uomo confidente al pontefice, fu cagione che il pontefice, il quale perduta in tutto la speranza di felice successo intorno a Siena trattava di fare levare dalle mura l’esercito, differí l’esecuzione di questo consiglio salutifero, aspettando, per minore ignominia, di farlo partire subito che fusse conchiuso questo accordo; e nondimeno moltiplicando continuamente i disordini e le confusioni di quello esercito, fu deliberato in Firenze di farlo ritirare. Accadde che il dí precedente a quello che era destinato a partirsi, essendo usciti della cittá quattrocento fanti verso l’artiglieria alla quale era a guardia Iacopo Corso, egli, subito, con la sua compagnia voltò le spalle; e levato il romore e cominciata la fuga, tutto il resto dello esercito nel quale non era né ubbidienza né ordine, non avendo chi gli seguitasse né chi gli assaltasse, si messe da se medesimo in fuga, facendo a gara i capitani i commissari i soldati a cavallo e i fanti, ciascuno, di levarsi piú presto dal pericolo, lasciate agli inimici le vettovaglie i carriaggi e l’artiglierie; delle quali dieci pezzi, tra grossi e piccoli, de’ fiorentini e sette de’ perugini furono condotti con grandissima esultazione e quasi trionfando in Siena: rinnovandosi con clamori grandi di quello popolo la ignominia delle artiglierie le quali, grandissimo tempo innanzi perdute da i fiorentini pure alle mura di Siena, si conservavano ancora in sulla piazza publica di quella cittá. Ricevettesi questa rotta il