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Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/189

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Corsini, Francesco Gherardi, Paoiantonio Soderini e Pierantonio Bandini, de’ quali Francesco Gherardi che nuovamente era salito in somma benivolenzia. non potè piú dolere alla cittá; la quale universalmente non si dolse della morte di Paoiantonio, perché con tutto fussi valentissimo uomo e molto prudente ed eloquente ed amatore della libertá, nondimeno era tenuto ambizioso, e che desiderassi mutare el governo e ristrignere lo stato in pochi cittadini.

Levato el campo da Pisa, si creò la signoria nuova per settembre ed ottobre, che ne fu gonfaloniere Giovacchino Guasconi; nel principio della quale trattando Paolo, desideroso di recuperare l’onore suo, che si rifacessi el campo, e di ritornare a Pisa, mostrando per molte ragioni che erano capace a qualche savio, che la impresa era facile, nondimeno la cittá vi rinculava e si risolveva al no, parte per essere stracca, parte per non avere piú fede in Pagolo, el sospetto del quale ogni di cresceva per molti conti, massime doppo la tornata di Piero Vespucci che ne fece malissima relazione. In modo che non potendo la cosa stare piú cosi, che fussi capitano nostro uno riputato inimico nostro, anzi bisognando facessi qualche effetto, in ultimo Bernardo Rucellai, P’ilippo Buondelmonti, Luca degli Albizzi, concorrendo ancora nel parere loro Antonio Canigiani e Braccio Martelli che erano commessari in campo, ristrettisi col gonfaloniere e con Francesco Guiducci e Niccolò di Alessandro Machiavelli che erano de’ signori, gli persuasono volessino fare punire Pagolo; e disposti per mezzo di questi tre gli altri signori, eccetto Antonio Serristori, che per essere in casa ammalato non gli fu conferito nulla, la signoria commesse a’ commessari di Cascina quello avessino a fare; e’ quali sotto colore di praticare el rifare el campo, lo chiamorono in Cascina a consiglio e quivi lo sostennono; e subito, come era ordinato, el signore Piero dal Monte e conte Pirro da Marciano ne andorono al padiglione di Vitellozzo per pigliarlo, ma intesa la cosa, sendo urtati da certi suoi uomini, ebbe tempo a salvarsi e si fuggi a Pisa, donde poi si ridusse a Castello.