Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/34

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assai che e’ popoli sudditi non facessino qualche movimento, il che sarebbe dispiaciuto assai alla cittá, rispetto alla amicizia e congiunzione tenuta tanto tempo con quella casa, e per la sicurtá e riputazione ne traeva lo stato nostro in ogni occorrenzia. Furono adunche subito deputati imbasciadori a Milano messer Tommaso Soderini e messer Luigi Guicciardini, e’ quali, andati con somma prestezza, trovorono le cose in buona disposizione e si adoperorono assai a confermarle ed assicurarle per la via buona. E lo effetto fu che lo stato rimase a madonna Bona, stata moglie del duca Galeazzo, che lo conservassi e guardassi pel figliuolo; e volsesi el governo di tutto alle mani di messer Cecco Simonetta, el quale sendo di Calavria, di vile condizione, era stato cancelliere e secretano del duca Francesco, in gran conto, e di poi in somma riputazione apresso el duca Galeazzo; ed ultimamente gli dette la fortuna, sotto madonna Bona, libera ed assoluta potestá ed amministrazione di tutto quello dominio. Fecesi alcuno appuntamento tra madonna e monsignor Ascanio cardinale e Lodovico Sforza duca di Bari, fratelli del duca Galeazzo; ed assettate queste cose, parendo fussi superfluo tenervi dua oratori, fu messer Luigi rivocato a Firenze, e messer Tommaso rimase in quella legazione, onorevolissima per la coniunzione era tra l’uno e l’altro stato, e consequenter per la fede potenzia ed autoritá vi aveva uno imbasciadore fiorentino, e massime qualificato come lui.

Seguitò poi tumulto in quello stato, perché el signor Lodovico e monsignore Ascanio cercavano cose nuove per applicarsi quello governo, e con loro si intendeva el signore Ruberto da Sanseverino; di che venuti in sospetto, lo effetto fu che el signore Lodovico fu confinato a Pisa, Ascanio a Roma, ed el signore Ruberto cacciato dal territorio. Il che si fece con consenso e participazione della cittá e stato nostro, che non cercava altro che la conservazione di quello dominio ne’ figliuoli del duca Galeazzo e favoriva el governo in madonna Bona e l’autoritá in messer Cecco. E se la cittá nostra si fussi mantenuta in pace e quiete, sanza dubio si conservava;