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D’UDINE 21

colò, dove vedessi il fresco, in cui stavano effigiati Dante, Petrarca, il Boccaccio, e Giovanni da Imola: lo che ha dato origine alla trita favola, che cotesti letterati siansi trovati in Udine contemporaneamente1. Domenico Rossi, architetto, che levava alto grido di que’ tempi, e che aveva disegnata fra le altre la chiesa dei Gesuiti2, quegli si fu, che diede il modello, sul quale riformar davessi il corpo dal duomo3; ma non è suo fallo, se la navata di mezzo stretta rimase soverchiamente, avendosi egli dovuto attendere all’antica ossatura. Il coro è magnifico fatto a bella posta per le auguste funzioni, che vi si celebrano. Se non che quella selva di statue, quei finti panni scendenti dall’alto, quei fiori e festoni, che portano gli angioletti, quelle pelli di lione, che stendonsi sulle tombe, costituiscono un complesso pittorico, è vero, ma troppe assomigliantesi ad una scena. Giuseppe Torretti ebbe la direzione delle statue tutte dal coro. Egli scelse per se l’Annunziata ed il patriarca Bertrando, opera di fantasia, e precindendo dallo stile, molto ben lavorata, avendo le altre lasciate ad artefici minori, stati la più parte giù suoi compagni ai Gesuiti4. Son dessi Pietro Baratta, Francesco Cabianca, Marino Prepoto, Antonio Corradini, Francesco Bonazza, e Matteo Coldarone. Architettava i due altari laterali, disegno il più stravagante, il frate Giuseppe Pozzo carmelitano scalzo5. Nel soffitto figurò Luigi Doriguy a fresco

  1. Storia 265.
  2. Moschini p. 1. 661.
  3. Fabbrica del duomo nuovo. T. X. f. 152. Negli archivii municipali.
  4. Moschini p. 1. 662, e Cicognara T. 3. 106.
  5. Storia 145.