Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/439

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escamento, et incitabulo d’amore, et tantula singulare bellitudine, quantula lo opificissimo Iove unque imaginare poté in quelli ponere, et nel risiduo formale et specioso figmento postogli omni perfecta diligentia. Che tale Phianore nella effigie di Neptuno (la natura imitatore) a dipingere non sapé né posse. La quale spira similitudine di purpurante rose commixte tra lactei et albicanti lilii. Et tra gli purpurissimi labri spirava una Myropolia, et Emporio di mira fragrantia, in una apothecula di candidissimo Eboro, in parvissimi denti ordinariamente disposito obsepta. Il capo biondissimo, che non è cusì la Betica palea maturata, più belli all’ochio, che si essa havesse del fluviolo Gracis degustato. Le quale tutte cose praecipue in essa manifestamente (ultra la insigne occultatione) vedendo non solamente contento, ma certamente sopra qualunche amante foelicissimo me appretiaria, si ella mi donasse il suo pretiosissimo affecto, cum l’animo ad essa volitante secretamente dicendo. O summi Dii, cusì essa potesse io aptamente redure et violentare agli mei infiammati disii, como Acontio Cydippe ridusse, cum lo inganevolo pomo decepta, o cum commoda fortuna, quale il fero Achille cum la gentilissima Deidamia conquistoe, overo per altra via. Et quanto più intentissimo me stava in immenso oblectamento et periocundissimo dilecto, et non altro realmente che coeleste dimonstratione, mi parea praesentialmente fruire. Et chiaramente vedendo essa, et quando ridibonda, et quando morigeratamente parlare, tal fiata verso me dirigere gli sui stellanti et gratissimi ochii, acompagnati cum due vermiglie rose, suffusi di honestamento et di elegantia. Et quando perita et aptamente ad gli sacramini instituti et impositi officii ministrante, cum gesti Nymphali, cum integro et divoto intento, et cum gravitate matronale. Et alcuna fiata all’orechie pervenendo quella voce che suscitabonda, invitava l’alma mia all’exito, et al repudio del suo caro coniuncto, mi se commovevano tutti gli spiriti. Sententime per tutto coprire et circundare di una inexperta suavitate. In tanto che l’alma neglecto il suo naturale domicilio, sempre cusì cum Madona Polia, a piacevole feste ella sarebbe moribonda perseverata. D’indi dunque cognoscea lo impetuoso insulto allo amoroso foco, et di questo la sua vegetatione per essa contemplare. Né diciò redimere sapeva, cum valide force d’ingegnio, gli insanabili ochii dal dolce lenocinio, del core mio dal viso formosissimo paedicati. Ma suspirante tacito, cum firmissimo proposito diceva. Di questa insigne Nympha per certo son io tutto. Nel suo blanchissimo pecto consiste tutta la mia adulabile sperancia, et in quello ho reposito et