Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/443

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gloriosa morte, miseramente vivendo non aquisti. Heu me repente in me la ragione reciprocata, tutti questi absurdi maledicti, contra la mia Polia imprecati, in me gli ritorqueva. Hei Poliphile, contra il tuo bene, adverso l’anima tua, contra il core tuo, et adverso la tua sperancia sei tu auso temerariamente biastemare? Et quel sacrario di omni virtute (Quale Herostrato) maledicendo nephariamente invadere? Damnava dunque la rabia amorosa che me di furore exarse, et che me cusì dementava, precando gli Dii poscia per essa tutto il contrario, et tutto in benedictione rivocando. Hora non più appreciando il morire, che cusì vivere, disposimi di ritrovare assai habile et honesto comento di darli noticia hogimai degli mei molesti et insupportabili langori, et conferirli il mio eterno concepto. Pensando rectamente, che il non è cosa tanto dura nel core humano concreta, che cum il foculo d’amore non se mollesca, vinca, et doma. Et la ritonda Pila apta di rotarse stabile persiste. Ma chi gli dà lo Impulso, sae l’officio della sua circinata forma, per tale argumento cogitai di scriverli, et di

tentare, quale si fusse l’animo di sì nobile et Ingenua Nympha, mirabile composito di omni virtute et praestantia, ma ad me diutino certamine et turbida seditione, assidue anxietate, et continuo dolore, familiare morte sencia privatione, per la privatione di una cosa tanto elegante, optabile et amata. Et diciò non mi suadeva tale opinamento che in essa altro se