Pagina:I Malavoglia.djvu/191

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Più tardi chiamò ancora ’Ntoni, e gli disse:

— Non la vendete la Provvidenza, così vecchia come è, se no sarete costretti ad andare a giornata, e non sapete com’è dura, quando padron Cipolla o lo zio Cola vi dicono: — Non ho bisogno di nessuno per lunedì. — E quest’altra cosa voglio dire a te, ’Ntoni, che quando avrete messo insieme qualche soldo, dovete maritare prima la Mena, e darle uno del mestiere che faceva suo padre, e che sia un buon figliuolo; e voglio dirti anche che quando avrete maritato pure la Lia, se fate dei risparmi metteteli da parte e ricomprate la casa del Nespolo. Lo zio Crocifisso ve la venderà, se ci avrà il suo guadagno, perchè è stata sempre dei Malavoglia, e di là sono partiti vostro padre e la buon’anima di Luca.

— Sì! nonno! sì! — prometteva ’Ntoni piangendo. Alessi ascoltava anche lui, serio serio come fosse già un uomo.

Le donne credevano che il malato avesse il delirio, udendolo chiacchierare e chiacchierare, e gli mettevano delle pezze bagnate sulla fronte. — No, — diceva padron ’Ntoni, — sono in sensi. Voglio finire tutto quel che devo dirvi prima di andarmene.

Intanto cominciavano ad udirsi i pescatori che si chiamavano da un uscio all’altro, e i carri cominciavano a passare di nuovo per la via. — Fra due ore sarà giorno, — disse padron ’Ntoni, — e potrete andare a chiamare don Giammaria.

Quei poveretti aspettavano il giorno come il Messia, e andavano ad ogni momento a socchiudere la