Pagina:I Malavoglia.djvu/197

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tacchiando. Quando gli pagavano poi qualche bicchiere di vino, se la prendeva con don Michele, che gli aveva rubata l’innamorata e andava ogni sera a parlare colla Barbara, li aveva visti lo zio Santoro, che aveva domandato alla Nunziata se don Michele ci passava per la strada del Nero.

— Ma sangue di Giuda! non mi chiamo ’Ntoni Malavoglia, se non mi taglio questo corno, sangue di Giuda!

La gente ci si divertiva a vedergli mangiare l’anima, e perciò gli pagavano da bere. La Santuzza, mentre risciacquava i bicchieri, si voltava dall’altra parte, per non sentire le bestemmie e le parolacce che dicevano; ma all’udir discorrere di don Michele, si dimenticava anche di questo, e stava ad ascoltare con tanto d’occhi. Era divenuta curiosa anche lei, e stava tutta orecchi quando ne parlavano, e al fratellino della Nunziata, o ad Alessi, allorchè venivano pel vino, regalava delle mele e delle mandorle verdi, per sapere chi s’era visto nella strada del Nero. Don Michele giurava e spergiurava che non era vero, e spesso la sera, quando l’osteria era già chiusa, si udiva un casa del diavolo dietro la porta. — Bugiardo! — gridava la Santuzza. — Assassino! ladro! nemico di Dio!

Tanto che don Michele non si fece più vedere all’osteria, e si contentava di mandare a prendere il vino e berselo nella bottega di Pizzuto, solo col suo fiasco, per amor della pace.

Massaro Filippo, invece di esser contento che si fosse tolto così un altro cane da quell’osso della San-