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I Vicerè 23

ai Reverendi Padri Cappuccini affinchè sia da essi imbalsamato e nella necropoli del loro cenobio custodito. Voglio che il funerale sia celebrato, con quel decoro che compete alla famiglia, nella chiesa dei detti Padri in segno della mia devozione alla Beata Ximena, nostra gloriosa parente, la cui salma nella loro chiesa si venera. Durante il funerale e dopo che il mio corpo sarà imbalsamato, voglio, ordino e comando che esso sia vestito della tonaca delle Religiose di San Placido, e che alla cintura mi sia messa la corona del Santissimo Rosario donatami dalla mia diletta figlia Suor Maria Crocifissa il giorno della sua monacazione, e che sul petto mi sia posto il crocifisso d’avorio, memoria del mio amato consorte principe Consalvo di Francalanza. In segno di particolare penitenza ed umiltà, espressamente impongo che il mio capo sia appoggiato sopra una semplice e nuda tegola: così voglio e non altrimenti. Per la necropoli dei Cappuccini ordino che si costruisca una cassa a cristalli, dentro alla quale sarà posto il mio corpo nel modo di cui sopra; essa avrà una serratura con tre chiavi delle quali una rimarrà a mio figlio Raimondo conte di Lumera, la seconda, in segno di speciale benevolenza pei servigi prestatimi, al signor Marco Roscitano, mio procuratore e amministratore generale, e la terza al reverendo Padre Guardiano di esso cenobio dei Cappuccini. Nel caso però che il detto signor Roscitano dovesse lasciare l’amministrazione della mia casa, ordino che la chiave passi all’altro mio figlio Lodovico, Priore nel monastero di San Nicola dell’Arena. Questa è la mia volontà e non altra.

«Teresa Uzeda.»   


Il signor Marco, che s’era rispettosamente inchinato al passaggio relativo alla sua persona, abbassò il foglio; il principe disse guardando in giro gli astanti:

― Le volontà di nostra madre sono leggi per noi. Sarà fatto secondo ha prescritto.

― In tutto e per tutto.... ― confermò il Priore, chinando il capo.