Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/129

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Mentre il frate stava così meditando, Renzo il quale, per tutte le ragioni che ognuno può indovinare, non sapeva star lontano da quella casa, era comparso in su la porta; ma visto il padre assorto, e le donne che facevano cenno di non disturbarlo, si teneva sulla soglia in silenzio. Levando la faccia per comunicare alle donne il suo disegno, il frate s’accorse di lui, e lo salutò in un modo che esprimeva una affezione consueta, resa più intensa dalla pietà.

“Le hanno detto..., padre?” gli domandò Renzo con una voce commossa.

“Pur troppo; e per questo son qui.”

“Che dice ella di quel birbone....?

“Che vuoi che io dica di lui? È lontano: a che gioverebbero le mie parole? Dico a te, il mio Renzo, che tu confidi in Dio, e che Dio non ti abbandonerà.”

“Benedette le sue parole!” sclamò il giovane. “Ella non è di coloro che danno sempre torto ai poverelli. Ma il signor curato e quel signor dottore.....”

“Non rivangare quello che non può servire ad altro che a crucciarti inutilmente. Io sono un povero frate; ma ti ripeto quello che ho detto a queste donne: per quel poco ch’io sono, non v’abbandonerò.”