Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/165

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ch’egli è.” Lucia ristette e la guardò con un volto che esprimeva più maraviglia che fiducia in una promessa tanto magnifica; e Renzo disse subitamente: “cuore? destrezza? dite, dite quel che si può fare.”

“Non è egli vero,” proseguì Agnese, “che se voi foste maritati, sarebbe già un bell’innanzi? E che a tutto il resto si troverebbe più facilmente ripiego?”

“C’è dubbio?” disse Renzo: “maritati che fossimo.... Tutto il mondo è paese; e a due passi di qui, su quel di Bergamo, chi lavora seta è ricevuto a braccia aperte. Sapete quante volte Bortolo mio cugino mi ha fatto sollecitare d’andarvi a star con lui, che farei fortuna, come ha fatto egli: e se non gli ho mai dato retta, gli è... che serve? perchè il mio cuore era qui. Maritati, si va tutti insieme, si fa casa colà, si vive in santa pace, fuor dell’unghie di questo ribaldo, lontano dalla tentazione di fare uno sproposito. N’è vero, Lucia?”

“Sì,” disse Lucia: “ma come ....!”

“Come ho detto io,” ripigliò Agnese: “Cuore e lestezza; e la cosa è facile.”

“Facile!” dissero ad una quei due, per cui la cosa era divenuta tanto stranamente e dolorosamente difficile.